Caduto nell'adempimento del Dovere

Turci Umberto

Vice Brigadiere

di Pubblica Sicurezza

Questura di Trieste

1 Maggio 1945

42 Anni


 

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I Caduti che oggi Ricordiamo

 

Fu catturato il 1   Maggio dai partigiani jugoslavi mentre in divisa usciva dalla propria abitazione in via Udine n°31  a Trieste. Ufficialmente disperso, anche se quasi certamente venne ucciso nella stessa  Trieste. In quest’ultimo caso molto probabilmente il suo corpo venne gettato nella foiba dell’Abisso Plutone di Basovizza (TS) nella quale centinaia di italiani prigionieri degli jugoslavi furono scaraventati durante i Quaranta Giorni dell’occupazione jugoslava del capoluogo giuliano.

Con ogni probabilità il vicebrigadiere Turci proveniva dall’Arma dei Reali Carabinieri.

Il Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste, il comando della Resistenza italiana in città, insorse il 28 Aprile contro gli occupanti tedeschi ed i collaborazionisti italiani. Ne nacque una furibonda battaglia costata la vita a circa un centinaio di partigiani italiani ed a un numero imprecisato di soldati tedeschi. Al fianco degli insorti italiani parteciparono attivamente gli uomini delle Forze dell’Ordine, per la maggior parte finanzieri ma anche agenti di polizia. Il 1° Maggio, quando buona parte della città era stata liberata dagli insorti, ad eccezione di alcuni capisaldi fortificati, intervennero le truppe del IX Korpus dell’Esercito Jugoslavo che parteciparono ai combattimenti finali, anche se gli ultimi tedeschi si arresero solo il giorno successivo alle truppe neozelandesi appena entrate a Trieste.

Già dal momento del loro ingresso in città l’OZNA, il servizio segreto jugoslavo,  aveva iniziato ad arrestare in massa di cittadini italiani, non solo fascisti ma anche civili, militari e membri delle Forze dell’Ordine italiane, tra i quali centinaia di poliziotti e molti partigiani italiani. Molti vennero gettati nelle foibe carsiche, come il cosiddetto Abisso Plutone a Basovizza, dal quale alla fine dell’occupazione jugoslava ( avvenuta il 12 Giugno 1945)  vennero estratti centinaia di cadaveri. Altri vennero deportati in Jugoslavia dove la maggior parte morì nei campi di prigionia.

Altri ancora, infine, vennero messi a morte al termine di processi sommari eseguiti dai cosidetti di Tribunali del Popolo.

A collaborare attivamente nei massacri vi furono molti ex collaborazionisti dei tedeschi e molti pregiudicati comuni, inseriti negli apparati repressivi jugoslavi. A Trieste divennero tristemente noti in organizzazioni chiamati  Guardia del Popolo o Squadra Volante. Quest’ultimo gruppo aveva sede nella famigerata Villa Segrè che durante l’occupazione tedesca  era stata sede di un gruppo collaborazionista fascista e che nei Quaranta Giorni dell’occupazione jugoslava fu luogo di detenzione e tortura per molti italiani .

Gli assassini dell’OZNA, dei Tribunali del Popolo jugoslavi  ed i loro collaborazionisti italiani furono perseguiti dalla Giustizia soltanto alla fine degli anni ’90, ma Croazia e Slovenia non collaborarono con le Autorità italiane.

I responsabili superstiti  dei massacri delle foibe e dei cosiddetti Quaranta Giorni dell’occupazione jugoslava di Trieste ( tutti ormai ultraottantenni) , risiedono indisturbati in Slovenia e Croazia.

Fonte: “ La Pubblica Sicurezza sul Confine Orientale 1938-1945 ” di Mario De Marco;                                                    “ L’occupazione jugoslava di Trieste” di Ennio Maserati , Del Bianco Editore ; “Infoibati” di Guido Rumici ed. Mursia

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