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IN RICORDO DI ARNALDO 

 

Il 16 maggio 1988 di fronte alla stazione ferroviaria di Padova veniva barbaramente trucidato da un  rapinatore l'Agente della Polizia di Stato Arnaldo Trevisan. Quella mattina Arnaldo e Rossano, componenti la Volante 1, avevano intercettato un rapinatore che poco prima aveva assaltato armi in pugno assieme ad un complice l'ufficio postale della vicina via Lando. Costui, dopo una fuga a piedi, aveva trovato rifugio all'interno di un autobus della linea "4" in partenza dal piazzale della stazione, tentando di confondersi tra i passeggeri. All'arrivo della Volante, mentre Rossano effettuava una ricognizione del piazzale, Arnaldo individuava il balordo sull'autobus. Nel farlo scendere, l'assassino fu più rapido di lui e scaricò l'intero tamburo di una 357 Magnum addosso al Collega.

Poco importa della successiva sua cattura; ancora meno importa che questi si sia poi tolto la vita impiccandosi alla porta del bagno del reparto bunker dell'ospedale di Padova ove fu ricoverato per la colluttazione immediatamente precedente all'arresto, magari oppresso da un rimorso più grande di lui. Poco importa....

Ma chi era Arnaldo? Me lo sono chiesto spesso, specialmente durante gli interminabili ed entusiasmanti lavori di ricerca delle storie dei vari Caduti di tutte le epoche per questo sito. Di quella mattina io ho solo un ricordo: le innumerevoli sirene che sfrecciavano nella strada sotto le finestre dell'aula del mio liceo, a due passi dalla questura. "Chissà cos'è successo?" pensammo tutti. Poi un bidello: "Hanno ammazzato un poliziotto..."

Allora sono andato a parlare con chi quella tragica mattina c'era, soprattutto con Rossano, oggi un bravo Ispettore Capo. Non è stato facile, come non lo è mai quando vai a toccare una ferita che - a dispetto degli anni passati - fa ancora male. Ne è emerso un ritratto particolare e molto "grande" per un ragazzino di soli 22 anni. Era rientrato nella "sua" Padova dopo un paio d'anni del solito "esilio forzato" che ogni Poliziotto deve passare. La Sezione Volanti lo aveva accolto come una mascotte, con i soliti bonari scherzi goliardici dei "vecchi" che lui accettava di buon grado. Quella mattina lo aveva accompagnato al lavoro il papà che lo aveva salutato di fronte al cancello carraio della Questura: "Ciao, bòcia! Me racomando, sta 'tento..." "Sì, papà, non ti preoccupare!"

Arnaldo era un tranquillo: carattere posato, linguaggio misurato, era quello della parola in meno piuttosto della sillaba in più.

Ma teneva un diario: e qui subentra l'aspetto unico di questo ragazzo. In esso era solito raccogliere le proprie riflessioni, soprattutto su di un lavoro che lui viveva come una missione. Questo diario è stato pubblicato: vi sono frasi semplici da cui emerge il suo desiderio di capire di più dei criminali con cui aveva a che fare. La sua frustrazione era quella di non riuscire a comprendere come mai tanti ragazzi anche più giovani di lui avevano fatto il "salto del fosso", trovandoteli davanti pieni di una cattiveria inesplicabile. Voleva capire, Arnaldo. Voleva vivere la Polizia con una dose di maturità in più in un lavoro che non ti consente mai troppe domande ma che esige sempre risposte pronte. Come quella mattina. "Rossano, vieni, l'ho trovato!"... Non facesti nemmeno a tempo a finirla quella frase. Cosa avresti voluto chiedere al tuo assassino, Arnaldo? Cosa avresti cercato di fargli capire, una volta in Questura? Domande senza risposta, proprio come quelle che si poneva lui ogni giorno. Egli confidò forse troppo nella bontà che si sforzava di trovare anche nei delinquenti. "Fermo, arrenditi!" Ripose la pistola nella fondina, una pistola che forse non avrebbe comunque usato contro un ragazzino come lui, di soli pochi anni più grande ma che della vita "nera" sapeva già tanto. Confidò nel senso dell'onore che anche i vecchi delinquenti a loro modo dimostrano, capendo di arrendersi prima che sia troppo tardi. Ma dall'altra parte del "fosso" ha trovato uno che di senso dell'onore aveva ben poco. Non saprò mai cosa provò Arnaldo quando venne raggiunto dal primo colpo: stupore? incredulità? rammarico? Ancora domande senza risposta...

 

(Per la Redazione Cadutipolizia Gianmarco Calore)