Biografia


Ammaturo Antonio

Vice Questore
della Polizia di Stato 
Questura di Napoli
Caduto  il 15 Luglio 1982

 

Antonio Ammaturo nacque a Contrada (Av) l’11/1/1925, frequentò le scuole d’obbligo nel suo paese e gli studi liceali in Avellino dove conseguì la maturità iscrivendosi poi alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Ateneo “Federico II”, di Napoli dove conseguì la laurea il 14/07/1951. Vinse il concorso in Magistratura ed in Polizia ma la sua passione per la Polizia lo portò ad optare per quest’ultima carriera dove entrò come funzionario nel 1955. Dopo aver frequentato la Scuola di Polizia a Roma, per la sua ottima conoscenza della lingua tedesca, fu assegnato alla Questura di Bolzano. La sua carriera si snodò attraverso la direzione di vari commissariati. Prestò servizio presso la Questura di Avellino, dove fu l’artefice dell’arresto dell’assasino di un carabiniere;a  Benevento,a Potenza, dove inflisse un duro colpo al racket nascente della prostituzione. Da lì viene spostato a  Napoli dove fece esperienza in tutti i commissariati di zona: Vomero, Fuorigrotta, Torre del Greco, Capri, Torre Annunziata. L’esperienza più importante fu quella di Giugliano, un commissariato nella provincia nord di Napoli che Ammaturo diresse per otto anni , distinguendosi per la lotta alla delinquenza comune e alla camorra. È il 1964 ; quella è una brutta zona comandata da un boss della camorra che si chiama Alfredo Maisto. Il dott. Ammaturo racconterà che appena insediatosi in commissariato incontrò  il boss in un motel. Alfredo Maisto  sostenne di essere  un perseguitato della polizia, e che le voci sul suo conto erano solo dicerie; sostenne di essere una brava persona, e a riprova di questo gli mostrò alcune foto che lo ritraevano in compagnia di uomini politici ad un Congresso della Democrazia Cristiana. Il Dott. Ammaturo non si lasciò impressionare, prese in mano il commissariato, approfondì le indagini e mandò in galera il boss Maisto. L’arresto diede fastidio ad alcuni personaggi, e per questo  poco dopo Ammaturo  venne trasferito in Clabria, dove continuò imperterrito la sua lotta al crimine organizzato distinguendosi sempre brillantemente per la lotta alla ‘ndrangheta calabrese, al banditismo . A Gioia Tauro arrestò in una sola notte sei latitanti in una battuta in Aspromonte. A Siderno sequestrò un quantitativo enorme di sigarette di contrabbando nascosto in un cimitero. In un solo anno, il 1973 venne promosso tre volte: vicequestore aggiunto, Vice Questore, Primo dirigente. Fu trasferito presso la Questura di Frosinone e diresse il Commissariato di Cassino prodigandosi sempre per estirpare i primi fermenti eversivi che cominciavano a serpeggiare nel grande stabilimento Fiat.
Nonostante i successi sul campo ed i riconoscimenti restò sempre il Dottore, un poliziotto sul campo, anche quando tornò a Napoli, finalmente,  il primo dicembre 1976. Gli venne affidata prima la direzione del  Commissariato Mercato e poi  di quello di Montecalvario, incarichi che  assolse sovraintendendo all’ordine pubblico della città. Il periodo del dopo terremoto fu di grande e particolare impegno perché la città ribolliva di fermenti e di malcontento e si susseguivano cortei di protesta dei terremotati, dei senza tetto, dei disoccupati. Il cinque settembre 1981, per le sue alte capacità, fu scelto come dirigente della squadra mobile di Napoli «L’uomo giusto al posto giusto» come disse il Questore. Anche a Napoli il Dottore continuò a lavorare duramente. Non si occupò di politica, ma si o di criminalità comune ed organizzata; se fece servizio di ordine pubblico fu solo raramente e per dovere, ma sempre mantenendo una certa moderazione, come sostenne lo stesso Sindaco comunista di Napoli Maurizio Valenzi. Tra i funzionari di polizia fu uno dei più equilibrati, non era un massacratore di proletari . Quando venne ucciso dopo 27 anni di carriera e gli fanno i funerali, dietro la sua bara erano presenti anche  alcuni delinquenti comuni di Forcella, che Ammaturo aveva arrestato e che  pur riconoscendone la durezza non potettero  far a meno di elogiarne la sua umanità. A Raffaele Cutolo però Ammaturo non piaceva, perché  troppo bravo e perché fu autore di alcuni “sgarri” nei suoi confronti,  l’ultimo  poco prima di essere ucciso, proprio sul territorio del boss, ad Ottaviano. Ad Ottaviano Cutolo aveva un castello, e proprio lì Ammaturo guidò un’irruzione che sorprese un meeting tra camorristi e che si concluse con l’arresto del figlio del boss Roberto Cutolo. Non solo. Il dott. Ammaturo si era permesso di offendere Don Raffaele. In un’intervista a Paese Sera aveva chiamato Cutolo un cialtrone. Aveva detto “ E’ completamente artefatto; ogni parola che dice risuona subdola e carica di secondi fini. La sua fortuna è quella di aver trovato terreno fertile con i mali di questa città”. Parole pesanti, parole che suonavano come schiaffi. E per un uomo come Cutolo levarsi gli schiaffi da faccia equivaleva ad una condanna a morte.Ed infatti la tragica fine del dottore non tardò ad arrivare. L’omicidio  fu rivendicato dalle Br, ma il legame esistente con la criminalità organizzata è forte. Per capirlo bisogna indagare sugli accadimenti che precedettero l’omicidio in questione. Bisogna fare un passo indietro, ed arrivare sino al 27 Aprile 1981, il giorno del rapimento Cirillo. In cambio dell’auspicata liberazione dell’Assessore Cirillo furono promesse alla Br armi, denaro. A Cutolo fu invece promesso il trasferimento carcerario di numerosi camorristi, un trattamento carcerario degli stessi favorevole, perizie psichiatriche favorevoli, tangenti sugli appalti della ricostruzione  affidati a grandi aziende nazionali, la possibilità di intervenire in questi appalti mediante ditte subappaltatrici legate alla  organizzazione cutoliana. Non basta ci fu anche qualcosa di peggio, qualcosa di più agghiacciante. Ci sarebbe una lista di magistrati e poliziotti che a Cutolo non piacevano e che voleva far fuori, magari con l’aiuto e la copertura delle Br. Ci fu un vero e proprio scambio tra camorra, NCO( nuova camorra organizzata) di Cutolo e brigatisti. Una delle merci di scambio fu  l’eliminazione di Ammaturo. In virtù di questo accordo Ammaturo perse la vita tragicamente, insieme al suo autista, l’agente Pasquale Paola. Erano appena saliti sull’auto, quando una 128 sbarra loro la strada, e i due terroristi che si trovavo fuori al bar si avvicinarono all’automobile e cominciarono a sparare incessantemente contro il veicolo.
Antonio Ammaturo morì il 15 luglio 1982. Gli esecutori del delitto erano uomini delle Br, molti dei quali sono stati condannati all’ergastolo. I mandanti veri non sono mai stati identificati. Le indagini fecero  emergere come principali indiziati Raffaele Cutolo ed alcuni politici corrotti. Si pensa che quando fu ucciso Ammaturo stesse indagando sulla misteriosa liberazione di Cirillo, ed avesse scoperto delle cose eclatanti, tanto che il Dottore confessò al fratello pochi giorni prima di morire “Sto facendo un’indagine grossa, quando salterà fuori a Napoli ci sarà un’eclisse”. Ammaturo ha combattuto, esponendosi sempre in prima persona contro questi fenomeni eversivi, fino all’estremo sacrificio della sua vita, fino alla sua immatura e tragica fine. Il venti maggio 1983 nel giorno della festa della polizia di stato, in una commovente cerimonia a Roma, gli è stata conferita la medaglia d’oro alla memoria consegnata alla vedova signora Ermelinda Lombardi, dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Ammaturo era innamorato del suo paese, era la sua radice dalla quale non si staccò mai pur costretto ad allontanarsene nel suo lungo peregrinare per le questure d’Italia.
Il suo esempio di coraggio diventa  orgoglio di una intera comunità che intende ricordarlo alle nuove generazioni come servitore dello Stato, dalla parte della legalità.

Tratto dal Sito:  http://www.studenticontrolacamorra.org/Vittime/Antonio%20Ammaturo.html

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